Masini Daniele 3285906674



DANIELE MASINI PITTORE IN PROVINCIA
Dalla mostra alla Galleria Giordano Genova 1987
Credo che Daniele sarà il primo a sentire una punta di provocazione nel titolo che ho scelto per questa mia/sua presentazione. Ne avevo pensato un altro, che poi ho scartato all' ultimo momento: Daniele Masini o della contraddizione. Sono sicuro che gli sarebbe piaciuto di più. Peggio: sono sicuro che ne avrebbe provato compiacimento. E questa non è I' ultima ragione per cui I' ho messo da parte. Motivi per compiacersi di sé Masini ne ha, e ne inventa, anche troppi. E d' altra parte non tarderà a capire che quell'idea della contraddizione intrinseca alla sua stessa identità è implicita e sottintesa nel titolo che alla fine ho scelto. Il quale ne dà, forse, uno specchio più completo, meno esistenziale e più storico. Masini non si è mai pensato come pittore di provincia, nemmeno quando, appena ragazzo, grondava provincialismo in quella mistura di ribellismo sessantottesco, libertario, artistico e individualistico di cui avvolgeva aristocraticamente la sua giovinezza di provinciale (diverso). Né fu pittore di provincia In seguito, quando si ripulì delle scorie del maledettismo neo - baudelairiano e prese la via diritta del dipingere come scuola di castità studiosa e di quotidiana disciplina nella progressiva ricerca e conquista di un assetto umano ed artistico che lo rendesse fondatamente credibile ai suoi prima che agli altrui occhi. Evitando di dissipare il naturale talento, si educò ad un affinamento tecnico di qualità rara nel colore e nel segno, ad una progettazione figurale di grande impegno strutturale e compositivo, alla ricerca metanaturalistica di immagini-chiave, di intenzione più allegorica che simbolistica, alla dura ma illuminante lezione dei classici. La stagione dei guerrieri monocoli e delle oniriche guerre all' assoluto. E non è ora pittore di provincia, ora che cerca di sciogliere dalla prigionia delle sue stesse forme una qualche più tenera materia di vita e di pittura. Eppure la contraddizione è qui: Masini, pittore provinciale mai, non ha nemmeno saputo e voluto mai dimenticare di essere un pittore attivo e operante in provincia. Ha vissuto anzi questa condizione come una sorta di sfida, imprimendo alla sua pittura uno spirito volontaristico e agonistico, come se dovesse fatalmente passare attraverso il linguaggio artistico tutta la tensione e il disagio della sua relazione irrisolta con la sua stessa città, con gli uomini che ci vivono e i fatti che vi accadono. La provincia in cui vive è infatti per Masini un idolo polemico, un fantasma negativo contro il quale scatena volta a volta velleitarie sortite private e violenze pittoriche di congelata durezza. Chi sono i veri nemici di quei guerrieri implacabili, chi sono i veri bersagli di quegli occhi impassibili, chi sono i suppliziati di quelle bende e di quei disfacimenti? Certo: sono i suoi sogni, le sue private e inconscie mitologie, le sue gigantesche proiezioni di sé medesimo, le sue fascinazioni epico - leggendarie. Ma il bersaglio è anche, e non tanto indirettamente, quel cerchio chiuso e un po' ripetitivo dell'andirivieni provinciale, quei riti e quei miti della sua stessa città da cui Daniele ha sempre voluto marcare distanza e distinzione. Quel tanto di ironico e dissacrante che germina dalle drastiche situazioni della sua pittura fascia di spregio anche sacerdoti e mummie della cultura e della umanità in mezzo alla quale Masini si muove ogni giorno, e verso la quale ha sempre scagliato antagonismi e sarcasmi. A prezzo anche di isolamento e di incomprensione, ma anche per I' appagamento di una vocazione individualistica e narcisistica disposta persino a trovare nella solitudine un aristocratico risarcimento.
Credo che Daniele, il quale ha classe a tirar d' arco, ad ogni scoccar di corda guardi la sua freccia filare verso cerchi concentrici nei quali di volta in volta la sua mente iscrive questo o quel volto, questa o quella vendetta.
Naturalmente l'idolo polemico ne viene in tal modo ingigantito e nobilitato, ma questo è il frutto contraddittorio dell'odio-amore che lega Masini ad ogni circostanza ed esperienza della sua vita e della sua arte. Così gli accade per la scuola in cui insegna, per gli studenti che alleva (memore anche di quel suo primo maestro scultore Gino Del Zozzo da cui ha appreso orgoglio e disciplina e che voglio qui con affetto anche mio ricordare) per le cosiddette istituzioni culturali, per le gallerie d' arte e i mercanti d'arte e i professori d'arte e i topi d'arte; ma gli accade anche per le amicizie e gli amori, per i luoghi e la gente. Non c' è amore in Masinì che non tragga alimento da un qualche rancore, né rifiuto senza attesa né tenerezza senza violenza, né grido senza timidezza, né spavalderia senza debolezza, né determinazione senza fragilità. E così trasferisce in quel gesto primario della sua identità che è la pittura le irrisolte tensioni e contraddizioni impostegli da lui stesso e dal mondo in cui vive, Quella provincia di cui è parte con I' assillante volontà di non appartenerle. Un'alternanza di "haberi" e di "habere", di essere posseduto e di possedere, da cui Daniele non potrà e non vorrà essere liberato mai.
Pittore vero, non di provincia e anzi sempre programmaticamente contro la provincia, ma pittore e uomo in provincia, luogo a lui necessario di immaginari esigli e di amorose guerre. Finché morte non li separi.
E perché egli accentui ancor più, a furia di talento e di rabbia, quel rigore compositivo e formale che distingue la qualità della sua pittura. Così assunta, la contraddizione farà anche soffrire la vita, ma fa sempre gran bene all'arte.
Andrea Brigliadori
Masini Daniele 3285906674